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giovedì 18 aprile 2024

diario di~aria 2024


Con la silloge Diario Di~aria di Giuseppe Nigretti siamo di fronte non a una poesia che definisce, ma a una che pone domande, indica, suggerisce, individua dei grumi di significato, e lascia al lettore di scoprirne le relazioni con il sé, con il mondo, con il vivere, con l’immaginare, e lo pone nella situazione di interrogante non in quella di chi ama ricevere rassicurazioni. Una poesia dell’inquieta parola, in bilico tra la necessità, l’urgenza e l’impossibilità del dire. Dove le mendicanti parole  esprimono la continua ricerca di dare senso ai vuoti, alle solitudini, all’erranza del cuore. L’amore che attraversa l’opera - nella sua ultima verità - è una delle grandi illusioni cui l’uomo soggiace, un inganno, una vera parvenza, un miraggio reale, un’ombra reale. Qui la veste ossimorica rende bene il gioco beffardo e illusorio dell’ingarbugliato dedalo della vita. Che alla fine non lascia in - chi ancora amore chiama - che macerie, fasci di scorie.
in libreria e sui store online





mercoledì 2 agosto 2023

due donne

 1. QUELLE DUE

 

Ora che assiso o steso a quel palpito

di dita o di mano nel caldo vano

del poltrone lettino o dell’ozioso

gran divano – e senza neanche amarmi

ci son solo quelle due a palparmi:

su appuntamento e con equo compenso

per le manuali prestazioni occasionali 


esercitate da mane a sera in libertà

quelle che voi per compiacenza praticate.


2. FRA LE DUE


la bella che là mi fa in poco di ora

ed ha fatta liscia la folta chioma 

e tutta rose la mano derviscia

è la mora: – una geisha un po’ crudele

che deflora con olio e calde cere 

il percepito pelo al mio sguardo 

da tutto quel macello appesantito


ed ha voce soave da sembrare

in volo d’uccello un sospiro fluito.


3. LA SECONDA


non di meno con voce mi compiace

e nel vano è – con mano nirvana

procace uguale alla vestale indiana:

quando con le dita lo sfiora in cima

e tutto prima lo fa spumeggiare

e con calde essenze mi fa venire

perenne puntiglio a riprincipiare.


Il suo nome che dirvi non voglio 

era l'ebbrezza che oggi fa tristezza.


4. LE DUE


Della Dolle D. le altre mi hanno detto

di quand’ella sul web si lesse queste

ed uguale ad una antefissa restò

la nottula vanessa tutta scossa

da quanto ciò che ero fosse caduto

di sensi e lemmi nel fondo più basso 

delle due amanuensi puttane –.


Dolle dalle poesiole si fa sempre abbindolare:

le due donne? son solo un’estetista e una sciampista.


G. Nigretti, da Diario Di-aria

mercoledì 10 giugno 2020

di sirena carne


A SCORDATE DISTANZE

spesso flottante erra fermo 
su percorsi musicali il pensiero

verso l’andante morgana al piano
forte nel vano madrigale ferma 
mano afferra e come se fosse chioma
di liscia chimera ai versi l’arrovescia

e di sirena carne si spoglia
nel sovrano amore di carta
nel silenzio morbido del foglio
la brama liquefatta naufraga

lontana nella stanza intonata 
di quiete sonante lievita e
con soavi armonie colora
le caste fragranze musicali 

mentre colmo la dissonante distanza
con le rimette di queste mute stanze.

G. Nigretti da Sul deserto convesso 1994/2001

venerdì 2 agosto 2019

timoniere dell'aria


DE-SIDERA di Ornella Cazzador

Poeta, non incagliare il tuo legno
disancorato sulle sabbie del tempo;
non fare che si infranga sull'onda
rapinosa delle scogliere. 
Non sporgerti oltre sul buio
né sostare sul filo indecidibile
della faglia.
Ma continua il tuo viaggio
- timoniere dell'aria - 
scrutando il cielo. 
Ai cristalli dormienti della notte obliosa 
segue l'oro delle aurore;
il tocco di perla della luna
governa le maree della vita. 
E mentre attraversi i più fiochi vortici
di luce concentrici
verso il punto di verità, 
restano ferme le montagne, 
scorrono i fiumi verso il mare, 
risuona il silenzioso moto dei pianeti. 
Non temere, piccola anima, 
di desiderare l'universo. 
La nostra polvere dissolta nello spazio infinito
scintillerà come scia di ritornanti comete.

sabato 29 luglio 2017

laida donna


UNA CAROGNA di C. Baudelaire

Ricordi, anima mia, quel che vedemmo
un bel mattino dolce d'estate
dietro quel sentiero? una carogna infame,
su un letto sparso di sassi:

zampe all'aria, come una laida donna,
ardente e trasudante veleni,
spalancava il ventre indifferente e cinico
tra tante esalazioni.

Batteva il sole su quel putridume
come per cuocerlo a puntino,
e ridare così centuplicato alla Natura
quel che lei aveva messo insieme.

E il cielo guardava quella gran carcassa
che si dilatava come un fiore.
Che fetore immondo! Temevi
di svenire là sull'erba.

Come ronzavano le mosche su quel putrido ventre!
e come sbucavano a battaglioni
nere larve! colavano come denso liquido
lungo quei brandelli vivi.

Scendevano e salivano come un’onda,
o brulicando s’avventavano;
sembrava che quel corpo, gonfiato da un respiro vago,
si moltiplicasse in tante vite.

Di lì sorgeva una strana musica
come l’acqua corrente e il vento,
o il grano che agita e rigira ritmicamente
nel suo ventilabro chi lo vaglia.

Le forme si cancellavano riducendosi a puro sogno:
schizzo, lento a compiersi,
sulla tela dimenticata che l’artista
condurrà a termine a memoria.

Dietro le rocce una inquieta cagna
ci guardava con irato occhio,
spiando il momento di riprendere allo scheletro
i brandelli che erano rimasti.

-E tu? Anche tu un giorno sarai quel letamaio,
quella peste orrenda,
stella dei miei occhi, sole della mia natura,
tu, mio angelo e mia passione!

Sì, anche tu sarai così, regina delle grazie,
dopo gli estremi sacramenti,
quando sotto l’erba e le piante grasse
ammuffirai tra le ossa.

E allora, mia bellezza, di’ pure ai vermi,
che ti mangeranno di baci,
che ho conservato la forma e la divina essenza
dei miei amori decomposti!

venerdì 5 settembre 2014

addio a Sirio

SIRIO LUGINBUHL OSSERVA LO SPECCHIO E POI SALE...
1994 Diario Di-aria - F451° - Otttomat, Alte-Montecchio (VI)