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sabato 18 aprile 2015

la vita

G. Nigretti "Ultima spiaggia" 2002/07, Digital Art
LA VITA COME POLTIGLIA SENZA FINE di Valerij Zemskick

Bisogna alzarsi
ma per questo bisogna svegliarsi
Bisogna ricordare
se adesso è mattina o sera
Bisogna separare i sogni dalla realtà
Bisogna abituarsi a essa
per questo occorre tempo
Bisogna andare a fare la doccia
allungare la mano fino al rubinetto
va bene se è a posto
Bisogna prendere il telo e asciugarsi le mani
il resto non importa
Bisogna andare in cucina
Bisogna accendere il bricco del tè
Bisogna trovare in frigo la kasa1 di ieri
Bisogna riscaldarla nel microonde
alcuni dicono che fa male
ma io non ci credo
Bisogna lavare i piatti
Bisogna lavarsi i denti
Bisogna accendere il computer
Bisogna andare su internet
guardare il mondo
poche le cose nuove
Bisogna leggere in zivoj zurnal2 un mezzo verso
o un primo rigo
Bisogna controllare la posta
Bisogna cancellare lo spam
Bisogna cominciare a correggere un libro d'altri
lì un ministro militare scrive del beneficio delle tasse
Bisogna salare la trota
Bisogna mettere a bollire
la testa
sarà pronta per pranzo
Bisogna arrivare a pranzo
Bisogna guardare alla finestra
e vedere il sole
a novembre è una rarità
Bisogna pulire le carote e metterle nel brodo
Bisogna aggiungere una foglia d'alloro
ma solo una
Bisogna aspettare
che venga fame
Bisogna pranzare
Bisogna guardare alla finestra
e vedere la luna
ma c'è ancora luce
Bisogna spiegargli che ha torto
Bisogna ricordarsi che oggi è sabato
ma questo non cambia nulla
Bisogna alzarsi dal tavolo e andare in cucina
Bisogna ricordare qualcosa
Bisogna spiegare
Bisogna fermarsi
in mezzo alla stanza
dimenticando dove si andava
Bisogna coricarsi
anche se è inutile
Bisogna capire che non è venuto nulla
Bisogna morire
questo eccome riuscirà
Bisogna forse alzarsi
Bisogna forse svegliarsi
Bisogna forse ricordarsi
se adesso è mattina o sera
Bisogna forse separare i sogni dalla realtà
Bisogna forse abituarsi a essa
non c'è tempo per questo
Bisogna forse andare a fare la doccia
Bisogna forse asciugarsi le mani
Bisogna forse prendere dal frigo la kasa di ieri
Bisogna forse lavare i piatti
Bisogna forse lavarsi i denti
Bisogna forse accendere il computer
andare su internet
non c'è né ci sarà nulla di nuovo
Bisogna forse leggere versi
Bisogna forse controllare la posta
Bisogna forse salare la trota
Bisogna forse arrivare a pranzo
Bisogna forse guardare alla finestra
là non c'è né luna né sole
Bisogna forse spiegare
Bisogna forse ricordarsi
Bisogna forse coricarsi
ma è inutile
Bisogna forse capire che non è venuto nulla
Bisogna forse morire
questo eccome riuscirà

1 Piatto tradizionale russo a base di cereali lessati. 
2 Versione russa di LiveJournal, diario online.

venerdì 18 luglio 2014

tre donne

G. Nigretti dalla serie "Saffici vulcani"
I VOLTI DELL’AMORE di Louis Scutenaire

Un uomo aveva due donne. Affinché sperimentassero per un po’ la vita selvaggia e godessero il fascino dei boschi, ne mise una nella foresta di Saint-Germain e l’altra in quella di Fontainebleau.

Poi, tornò alle sue faccende. Ne fu così assorbito da dimenticare quelle due creature. Arrivarono la neve, il freddo, il vento.

Una sera, l’uomo si ricordò. Corse subito dalle poverette che ritrovò quasi completamente morte d’angoscia e di fame.

La prima si gettò piangendo tra le sue braccia: «Ah, mi avevi dimenticata!». La seconda sorrise con tenerezza: «Ah, ti sei ricordato di me!».

giovedì 3 luglio 2014

sul quadrato

G. Nigretti "Scacco"
NUOVE STANZE di E. Montale

Poi che gli ultimi fili di tabacco
al tuo gesto si spengono nel piatto
di cristallo, al soffitto lenta sale
la spirale del fumo
che gli alfieri e i cavalli degli scacchi
guardano stupefatti; e nuovi anelli
la seguono, più mobili di quelli
delle tue dita.

La morgana che in cielo liberava
torri e ponti è sparita
al primo soffio; s’apre la finestra
non vista e il fumo s’agita. Là in fondo,
altro storno si muove: una tregenda
d’uomini che non sa questo tuo incenso,
nella scacchiera di cui puoi tu sola
comporre il senso.

Il mio dubbio d’un tempo era se forse
tu stessa ignori il giuoco che si svolge
sul quadrato e ora è nembo alle tue porte:
follia di morte non si placa a poco
prezzo, se poco è il lampo del tuo sguardo,
ma domanda altri fuochi, oltre le fitte
cortine che per te fomenta il dio
del caso, quando assiste.

Oggi so ciò che vuoi; batte il suo fioco
tocco la Martinella ed impaura
le sagome d’avorio in una luce
spettrale di nevaio. Ma resiste
e vince il premio della solitaria
veglia chi può con te allo specchio ustorio
che accieca le pedine opporre i tuoi
occhi d’acciaio.

mercoledì 12 marzo 2014

finland

mi hanno appena comunicato che una mia opera pittorica è presente in questa mostra alla Gallery Villa Armas in Kangasala Finland

mercoledì 8 gennaio 2014

nel tuo letto

G. Nigretti dalla serie Affichage Interdit

SUL CONFINE TRACCIATO

Serata serena suadente seducente
nella bocca tua seguendo pericoli
aleggiavo senza filtri sulle tue reti

Mercoledì ho sorseggiato te miele
con l’agro dei limoni dolci spaccati
nello zucchero velato degli specchi

Raso rosa fra le rasate labbra
            e fiumante mi versavo nelle tue
tazzine di velluto notte blu

Di parole amanti e di pensieri colanti
ci rigiriamo umidi sul confine tracciato

Poi ho iniziato a succhiare le zollette
sfogliando alveari nel tuo letto annoiato.

G. Nigretti da Derive Deserte 1994/2001

mercoledì 27 novembre 2013

27 novembre 2013 - game over

Game Over di G. Nigretti
IL CANDIDATO PER LA STRADA di Karmelo C. Iribarren

Distribuisce volantini
con la sua foto,
sorride,
promette,
stringe mani.
Nessuno crede
una parola,
ma fa lo stesso,
il cameraman continua
a filmare.
Una bambina si avvicina:
Guarda, mamma – dice –,
recitano.

giovedì 25 luglio 2013

non so se

Giorgione, Gruppo di donne
Vittorio Sereni da Frammenti di una sconfitta

Tra il brusio di una folla
nel latrato del mare
tra gli ordini e i richiami
mancavo, morivo
sotto il peso delle armi.
Ed ecco stranamente simultanee
le ragazze di un tempo
tutte le mie ragazze tra loro per mano
in semicerchio incontro a me venire
non so se soccorrevoli od ostili.

mercoledì 19 giugno 2013

lampo

G. Nigretti - Acqurello su spartito musicale del 1871
da LAMPO di Simone Weil
Nasceranno il lampo e le ginocchia chine,
L'ombra, l'urto alle svolte della miniera;
Nasceranno le mani, i duri metalli rotti,
Il ferro morso nell'urlo della macchina.
...
Nasceranno i mari, l'ondeggiante barca,
Il colpo di remo e i fuochi della notte;
Nasceranno i campi, il giavellotto lanciato;
Nasceranno le sere, stella che a stella segue
...
Il mondo è nato, fallo durare, vento, nel tuo soffio
...
M'era nato in uno squarcio
di pallido cielo verde tra le nubi.

"La mia conclusione è che non bisogna fuggire l'amore, ma che non bisogna cercarlo" S. W.

venerdì 2 novembre 2012

stanno

G. Nigretti "Senza titolo"

NOVEMBRE

Cadono di rosa gli ultimi petali
nel nulla dell’alba scolorano
di pioggia i colli, le case, i lumi
già freddi si oscurano ne gli occhi
lungo l’umida strada d’alberi muti
cade deserta la stagione d’ombre.

Si alza Novembre dalle foglie secche
bianche di nebbia nel campo dei morti
si odono voci e preghiere, di un giorno
al freddo dei marmi germogliano fiori.
Recisi.

G. Nigretti da Derive d'inverno


G. Nigretti "Senza titolo"

SEPOLCRI


Stanno – in quiete bianca
i marmi di assenti dimora
in terra d’ossa e cenere
le pacate anime tacciono
a lamenti a pianti di voci
davanti fiori e molli ceri

passo lividi cancelli
senza madonne o preghiere
a sillabe mute – Padre
al tuo bianco marmo porto
sempreverdi da lunghi anni
incolti come lapidi senza sguardi.

G. Nigretti da Derive straniere

lunedì 1 ottobre 2012

s'impolverano i gesti

G. Nigretti "Azioni converse"

Abbiamo tutta una vita di Giorgio Manganelli

Abbiamo tutta una vita
da non vivere insieme.
Sugli scaffali di Dio
s'impolverano i gesti possibili:
le mosche cherubiche insozzano
le nostre carezze;
stanno appollaiati come gufi
i sentimenti impagliati.
"Merce inesitata" - griderà l'angelo d'ottone -
dieci casse di vite, di possibili.
E avremo anche una morte da morire:
una morte casuale, innecessaria,
distratta, senza te.

mercoledì 11 luglio 2012

Cinico: un mascalzone ...


Wassily Kandinsky, Isolation, 1944, olio su tavola, collezione privata
Nell’età di Socrate, un filosofo di nome Antistene diede vita a un movimento che si perpetuò in tutto lo sviluppo della cultura antica. Erano i “cinici” e incerto è se questo nome derivi dal ginnasio di Cinosarge dove si riunivano i seguaci di Antistene, dei quali il più celebre fu Diogene di Sinope, detto il Cinico o – ipotesi più suggestiva – dal loro stile di vita naturale e animalesco «a imitazione del cane» (κυνισμός, “kunismòs”). I cinici teorizzavano l’autosufficienza dello spirito e consideravano ogni bene esterno come indifferente: ne derivava un’apatia che nulla poteva smuovere, neppure i piaceri o la fatica, e una conseguente libertà di vita e di giudizio.

Questo ostentato disprezzo verso le leggi morali, i costumi, le convenienze e gli ideali ha assunto con il tempo l’accezione di un comportamento cinico, al limite della deplorazione. E questo andiamo oggi a investigare nelle parole degli scrittori. Ambrose Bierce, per esempio, nel suo Dizionario del diavolo va giù duro: “Cinico: un mascalzone la cui vista difettosa vede le cose come sono, non come dovrebbero essere”. Più tagliente e raffinato, come suo solito, Oscar Wilde, che nel Ventaglio di Lady Windermere fa affermare a un personaggio: “Che cosa è un cinico? Uno che sa il prezzo di ogni cosa e il valore di nessuna”. Ma un po’ cinico lo era lui stesso, tanto che nei suoi Aforismi arriva a dire “Il cinismo è l'arte di vedere le cose come sono, non come dovrebbero essere”. Indro Montanelli nell’Italia giacobina e carbonara li fotografa invece così, pensando probabilmente in particolare ai nostri connazionali: “I cinici sono tutti moralisti, e spietati per giunta”. Il critico dello spettacolo Aldo Grasso sul Corriere della Sera del 4 maggio 2010 vede la debolezza del lato negativo: “Il cinismo è la crudeltà dei delusi: non possono perdonare alla vita di aver ingannato le loro certezze”. Qualche pensiero positivo? Più che altro si situano nel territorio di penombra tra bene e male: come quello di Giovanni Soriano in Finché c’è vita non c’è speranza: “Cinismo è dare alle cose il disprezzo che meritano”. E poi Lillian Hellman nelle Piccole volpi: “Il cinismo è un modo spiacevole di dire la verità”. E ancora Jean Genet: “Cinismo è il riuscito tentativo di vedere il mondo come è realmente”. Chiudiamo con un maestro del disinganno, Emil Cioran, che così lo definisce nella Provincia dell’uomo, opera del 1973: “Cinismo: non aspettarsi da alcuno più di quanto noi stessi siamo”.
da il Canto delle sirene

giovedì 31 maggio 2012

Amare derive

da "Diario Di-aria"
...
                                        Relitti da Citera! o da Nassiria?

Risuonano resti fra le alghe silenziose
sconfinate schiume sbocciano il tuo viso
e insonni crepuscoli sfocano ne l’ultima voce.
Bambini nuotano nella prossima deriva

G. Nigretti frammento di "Bambini silenziosi" da Derive d'amore

mercoledì 2 maggio 2012

ROMA

dal Gianicolo
Roma, ne l'aer tuo lancio l'anima altera volante:
accogli, o Roma, e avvolgi l'anima mia di luce.


Caravaggio - Vocazione di San Matteo - San Matteo e l'angelo
San Luigi dei Francesi

Pantheon

Bernini - Estasi di Santa Teresa
Santa Maria della Vittoria

Bernini - Beata Ludovica Albertoni
San Francesco a Riva

Bernini - Piazza San Pietro

Michelangelo - Pietà

Fontana di Trevi

l'ora suprema calando con tacita ala mi sfiori
la fronte, e ignoto io passi ne la serena pace;

Riva di Traiano

O nave che attingi con la poppa l'alto infinito,
varca a' misterïosi liti l'anima mia.


versi liberamente tratti da Roma di Giosuè Carducci

giovedì 26 aprile 2012

IL RITORNO DI NARCISO

G. Nigretti, Il ritorno di Narciso - 1994
cm 49,5x59,5 specchiante
cornice dipinta, testa in terracotta, conchiglia, materiali vari
….
Il ritorno di Narciso non è il suo venire di nuovo alla presenza dopo una fase di latenza, non è il suo essere di nuovo qui dopo un periodo di lontananza. Che Narciso ri-torna significa che egli ruota attorno al proprio asse, tra l’antico e il moderno, tra la caduta nello specchio e la fuga dello sguardo. Il ri-torno di Narciso è il ritorno all’antico, grande specchio della natura, all’interno del quale il moderno Narciso colloca il suo piccolo specchio artificiale.
Più niente da vedere, a questo punto: ciò che si apre è la dimensione dell’ascolto ...

G. Ferraboschi, Il ritorno di Narciso, 1994

SONETTI A ORFEO, II, III

Specchi: mai ancora nessuno ha descritto
sapendo quale sia la vostra essenza.
Voi come fitti di fori i crivelli
colmi interstizi del tempo.

Voi che dissipate il vuoto della sala
al tramonto, come boschi, sconfinati...
E cervo ramoso il lampadario attraversa
il vostro varco impenetrabile.

Talvolta siete colmi di pitture.
E pare che alcune trapassino in voi,
altre le respingete con timore.

Ma la più bella resterà. Fin quando
nelle sue guance non dischiuse
penetri il chiaro dissolto Narciso.

Rainer Maria Rilke (1875-1926)

da Sonetti a Orfeo, 1922 – Traduzione di Massimo Bacigalupo

venerdì 6 aprile 2012

smontate pure il sole

Dali, Persistenza della memoria

BLUES IN MEMORIA di W. H. Auden

Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono,
fate tacere il cane con un osso succulento,
chiudete i pianoforti, e tra un rullio smorzato
portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.


Incrocino aeroplani lamentosi lassù
e scrivano sul cielo il messaggio Lui È Morto,
allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni,
i vigili si mettano guanti di tela nera.


Lui era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est ed Ovest,
la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica,
il mio mezzodì, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto;
pensavo che l'amore fosse eterno: e avevo torto.


Non servon più le stelle: spegnetele anche tutte;
imballate la luna, smontate pure il sole;
svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco;
perché ormai più nulla può giovare.


ricevuta da Wanda

giovedì 5 aprile 2012

Rime e Lime

Erato, musa della poesia d'amore
SCHERZO di G. Leopardi

Quando fanciullo io venni
A pormi con le Muse in disciplina
L'una di quelle mi pigliò per mano;
E poi tutto quel giorno
La mi condusse intorno
A veder l'officina.
Mostrommi a parte a parte
Gli strumenti dell'arte,
E i servigi diversi
A che ciascun di loro
S'adopra nel lavoro
Delle prose e de' versi.
Io mirava, e chiedea:
Musa, la lima ov'è? Disse la Dea:
La lima è consumata; or facciam senza.
Ed io, ma di rifarla
Non vi cal, soggiungea, quand'ella è stanca?
Rispose: hassi a rifar, ma il tempo manca.

ricevuta da G. Ferraboschi