lunedì 31 dicembre 2018

tormenta colma


SU UN FILO DI ARIA

spesso l’albina voce che ci vive
ballando attorno si è vista uscire 
dall’ombra peregrina dell’anima – e
per l’eterea stanza è l’irruenta
che di giorno non ci fa più girare a
tormenta colma di orba nostalgia:
perché con sola mano noi scaliamo

la parola che sul bianco non lascia
spazio di voce all’ombra funambola.

G. Nigretti da Derive di ombre, 2018 

sabato 15 dicembre 2018

fra le mele

SULLE FRONDE

con le mele la pioggia risponde forte
di notte sembra di voce risorta
dall’ora nera che tarda ritorna
un lungo capello ramato appare
fra le mele prese al supermercato:
forse è di quell’ombra vista vera
che cadde eguale ad eva nel carnale

peccato che dopo averla mangiata
a scoasse secche il tutto è andato.

G. Nigretti da Derive di ombre, 2018

venerdì 30 novembre 2018

credimi


IN DIALOGO SILENTE CON GIUSEPPE di Marta Celio

Al fragore di pagine abitate
(poesie raminghe)
oscilla anche la carta bianca, ma non per questo
stanca. Al tuo “faro muto” guardo
dalla mia finestra alta
e con te remo
“su questo bianco pantano” verso quel viaggio
per te “adunco” per me salvifico e
-ormeggio alla mano- per nulla –credimi!- per nulla vano!

domenica 25 novembre 2018

per i dolori

È CALDA COSÌ LA MALVA di Rocco Scotellaro

È rimasto l'odore
della tua carne nel mio letto.
È calda così la malva
che ci teniamo ad essiccare
per i dolori dell'inverno.

giovedì 1 novembre 2018

da onde di mare


L’AUTUNNO

Riverbera a sera la pietra a sfera e
sulla via curva di morte rame 
vela l’ombra di voce che ci spaura
l’autunno – del nostro già fermo andare
al buio mondo che nel sonno dona 
lo stame: a quel che resta di parole
cadute lontane da onde di mare.

Sul confine ritorna il giro del sole e

da voragine chiama nera immagine.

G. Nigretti, da Derive di ombre, 2018

martedì 23 ottobre 2018

una via di città

INCONTRO di E. Montale

Tu non m'abbandonare mia tristezza
sulla strada
che urta il vento forano
co' suoi vortici caldi, e spare; cara
tristezza al soffio che si estenua: e a questo,
sospinta sulla rada
dove l'ultime voci il giorno esala
viaggia una nebbia, alta si flette un'ala
di cormorano.

La foce è allato del torrente, sterile
d'acque, vivo di pietre e di calcine;
ma più foce di umani atti consunti,
d'impallidite vite tramontanti
oltre il confine
che a cerchio ci rinchiude: visi emunti,
mani scarne, cavalli in fila, ruote
stridule: vite no: vegetazioni
dell'altro mare che sovrasta il flutto.

Si va sulla carraia di rappresa
mota senza uno scarto,
simili ad incappati di corteo,
sotto la volta infranta ch'è discesa
quasi a specchio delle vetrine,
in un'aura che avvolge i nostri passi
fitta e uguaglia i sargassi
umani fluttuanti alle cortine
dei bambù mormoranti.

Se mi lasci anche tu, tristezza, solo
presagio vivo in questo nembo, sembra
che attorno mi si effonda
un ronzio qual di sfere quando un'ora
sta per scoccare;
e cado inerte nell'attesa spenta
di chi non sa temere
su questa proda che ha sorpresa l'onda
lenta, che non appare.

Forse riavrò un aspetto: nella luce
radente un moto mi conduce accanto
a una misera fronda che in un vaso
s'alleva s'una porta di osteria.
A lei tendo la mano, e farsi mia
un'altra vita sento, ingombro d'una
forma che mi fu tolta; e quasi anelli
alle dita non foglie mi si attorcono
ma capelli.

Poi più nulla. Oh sommersa!: tu dispari
qual sei venuta, e nulla so di te.
La tua vita è ancor tua: tra i guizzi rari
dal giorno sparsa già. Prega per me
allora ch'io discenda altro cammino
che una via di città,
nell'aria persa, innanzi al brulichio
dei vivi; ch'io ti senta accanto; ch'io
scenda senza viltà.

domenica 7 ottobre 2018

pensata effige


RIPENSO IL TUO SORRISO  di E. Montale

Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida
scorta per avventura tra le petraie d’un greto,
esiguo specchio in cui guardi un’ellera i suoi corimbi;
e su tutto l’abbraccio d’un bianco cielo quieto.

Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,
se dal tuo volto s’esprime libera un’anima ingenua,
o vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrire con sé come un talismano.

Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie
sommerge i crucci estrosi in un’ondata di calma,
e che il tuo aspetto s’insinua nella mia memoria grigia
schietto come la cima d’una giovinetta palma…

venerdì 5 ottobre 2018

morte stelle


DI BRUMA ATTORNO

s’aggirano pietosi nembi
a pallide volute indolenti
le ore nei sensi scolorano
come dal nulla quella rosa
sfiorita nel nulla t’involano

dall’affranta finestra d’amore
in un momento di solo vento
fra le insonni colline d’argento
su vie curve in latteo incanto
un volto pallore molle appare e

nuda t’avveri nei nudi rilievi.

Lenta la notte ti sfuma la pelle
quando la bruma si fuma i fanali
sbattono incerti i tacchi tuoi rosa lontano
il selciato freddo cocente di morte stelle.

G. Nigretti da Derive eretiche, 2009

lunedì 24 settembre 2018

in scoria


SENZA SOSTA

è stata un contratto lento volare
la sfatta stagione a sale di vento
sul tutto tardo confine serale
dove di contento ribatte il mare
senza sapere se c’è un domani
per noi che animo non è di gabbiani –:
sempre in scoria è finita la storia e

a memoria quel che di vita dura
è soltanto questa mera scrittura.

G. Nigretti da Derive di confine, 2018

giovedì 13 settembre 2018

vergini sorelle


VERGINI SORELLE

Qui che la gran mano del maestrale
frange a sale per le allegre marine
le chiome folte alle serene incolte
signorine – belle e pie levantine
tutte ricolme di gioia e d’incanto
hanno salse le lacrime di pianto
se l’ameno dio caldo le ha avvolte

sono di Dafne vergini sorelle:
le felici e devote tamerici.

G. Nigretti da Derive di confine, 2018

martedì 11 settembre 2018

naufrago pensiero


DI SANGUE 

Dal mare ritorna un sorriso di onda
a franto di sponda spuma memoria
a tremole aorte sale e s’aggruma
di sangue e parole inonda le carte – 
nella mano del viandante che langue
sul confine dove a scoria s’abbruma
il naufrago pensiero in acque morte

che affonda eguale a deserto veliero:
sarcofago di noi senza più porto.

G. Nigretti da Derive di confine, 2018

sabato 18 agosto 2018

fatua chimera

G. Nigretti da "Affichage interdit" 1995/09
SUL CONFINE

fuori l’albore del dì bianco sale
urlando luce per chi in ade cade:
a orfeo ché volto l’amor rimuore – 
nel fondo stallo per parole vane
al tempo che d’inane cola eguale
a nebbia che colma la via intera 
sul confine dell’impietoso mare

senza tregua si continua ad errare
vagando a canto di fatua chimera.

G. Nigretti da Derive di confine, 2018

venerdì 10 agosto 2018

è sepolto

Senza titolo - G. Nigretti, 1990

SILLABE A ERATO di S. Quasimodo

A te piega il cuore in solitudine,
esilio d'oscuri sensi
in cui trasmuta ed ama
ciò che parve nostro ieri,
e ora è sepolto nella notte.

Semicerchi d'aria ti splendono
sul volto; ecco m'appari
nel tempo che prima ansia accora
e mi fai bianco, tarda la bocca
a luce di sorriso.

Per averti ti perdo,
e non mi dolgo: sei bella ancora,
ferma in posa dolce di sonno:
serenità di morte estrema gioia.

sabato 28 luglio 2018

luna rossa

LUNA ESTIVA PIENA

La Pienaluna disse al Poeta:
Nell’oscuro del mondo la voce mia è di sole
la tua è un lacero sudario per morte parole 
un desolato calvario di sillabe storte e
per aver luce devi la bolletta pagare

Il Poeta così le rispose:
Nel silenzio d’ogni novilunio porto la voce
l’urlo muto di chi cercandoti è già caduto
sull’andare oscuro di quest’orme sole e
con te e parole saldo metà bolletta

G. Nigretti da Derive di aria, 2012

venerdì 27 luglio 2018

i miei fuochi



IL BEL SOLE

Sale svelto dal confine
dell’acque e sale il colore
che attorno fa gran rumore
e alfine in fumo scompare:
così è il bel sole che rimuore
dietro le rovine di nostra sorte
al perso senso che serra l’essere

e in possente notte lo fa cadere
dove non v’è mai né voce e né porte.

da Derive di confine, 2018


DI FUOCO

fatto alto in aria nulla della sera
s’allunga a cielo largo il gran fragore…
poi a gioie poco resta di quel fuoco
di festa: un fumo che già s'allontana
e cade – in flutto svelto d'alto mare
e se non svola vento si presenta
come di scorie la paruta accanto

che scivola muta sul fianco di carta
del poeta stanco uguale è la mano.

da Derive di scorie, 2016


IN FUMO

Quando in alto
più niente vedi

e senti solo odore
come d’asfalto

e la eco ti svena
l’anima

e l’aria nella bocca
è d’insepolto

che ti tocca
da quel buio accanto

t’illuderai che tutto questo
rumore d’infranto colore

abbia in fumonero presto fine
su bianco di carta.

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Solo santi e innamorati vedono
fiorire gioia e stupore nei fuochi –
che inseguivamo.


MONOTONA

Lungo la riva di feria

nell’aria disfatta di afa

risuona ancora bramosa

cadenza d’ombra pesante

che a noia porta memoria


reale dal brano ritratta

e senza profumo di carta

l’inumana immanenza amara

a vera parvenza riappare


fra fumi e sordi rumori ritorna

come la eco dei fuochi – artificiali

che nel riflesso accanto si rifanno

annoiando più dei volti reali.

da Derive di aria, 2012


FERMATE I FUOCHI

non v’è mai luce vera che mi segua
e a bagliori la sera non dà tregua
e a riflessi m’assale – una carezza.

Fermate questi guizzi di tristezza.

da Derive straniere, 2011


I FUOCHI INSEGUIVAMO

I fuochi inseguivamo
fra riflessi di blumare
la notte d’ardori furente
a luci stelle la vestiva
su gli antichi sedili
d’arabeschi s’apriva
d’occhi a bagliori gioiva.

I fuochi inseguivamo
fra vedute d’arido Prato
lo sgrondare di braci
spegneva la notte brunita
da un sudario di ceneri
sull’accecata piazza
cade un dolore di vita.

da Derive di notte 2009/10

martedì 24 luglio 2018

esilio


DA UN ETERNO ESILIO di A. Zanzotto

Da un eterno esilio
eternamente ritorno
e coi giorni mi volgo e mi confondo,
vado, da me sempre più lontano,
divelto per erbe prati e tempi
d'ottobre
e silenzi confidati agli orecchi
da stelle e monti.

martedì 10 luglio 2018

a nero fondo

A NERO FONDO 

Sul fine bordo a orrido confine 
c’è un grasso ventre che procede
vomitando lebbra verde e giallo
fiele: che il greggiare già nutrono
di quel gran volgo caglio e volgare – 
che a lingua ventrale tutto beve
nel pantano del sociale inganno 

e senza pieta di mano affonda
a nero fondo – l’essenza umana.

G. Nigretti da Derive di confine, 2018

domenica 17 giugno 2018

al bordo

A QUELL’ONDA

sta un volto tetro sulla frontiera
disfatto a pezzi e cocci di vetro
che erano un essere nello specchio
naufragato dal gran cavo attorno
sulla paruta lama nella mano:
dove d’amore a morte sale l’occhio
già straniero al bordo del sole nero

e lì muore con lo sguardo a quell’onda
che a memoria porta la vita intera.

G. Nigretti da Derive di confine, 2018

sabato 9 giugno 2018

tra le mura



MA SERVONO LE MURA PER TENER FUORI I BARBARI?di G. Ferraboschi

La tempesta già si aggira
Sull'Italia, poveretta.
Il governo non ha fretta:
Lampi e tuoni e... baccalà.

Il governo ch'è diviso
Quasi come fosse schizo
Non ha chiaro l'indirizzo,
Non sa proprio dove andar.

Ma i poeti coraggiosi
Si radunan tra le mura.
Così inizia l'avventura
Che domani porta il sol.

Le parole saran nuove,
Saran nuovi anche i pensieri.
Pure i gesti saran veri
Per la nuova libertà.

Dalle mura poi alle piazze
I poeti coraggiosi
Tra i passanti frettolosi
Grideranno: "Eccoci qua".

E sapranno con parole
Fare la rivoluzione.
Se le frasi saran buone
Anche il ciel si schiarirà 

E sapranno, con i gesti,
Smascherare i finti onesti.
E la tromba suonerà :
"Fuori i barbari da qua!"

Perché i barbari, oh sventura!
Siamo noi - da far paura.
Ma le mura poi cadranno
I fratelli ad incontrar.

Non entrare bensì uscire
Noi dovremo, oppur morire.
Col cavallo di battaglia
Del dottor Franco Basaglia.

Col cavallo di cartone
Liberare le persone.
Liberare le parole,
Fare nuova la Città.

lunedì 4 giugno 2018

terra-carne


ESISTERE PSICHICAMENTE di A. Zanzotto

Da questa artificiosa terra-carne
esili acuminati sensi
e sussulti e silenzi,
da questa bava di vicende
– soli che urtarono fili di ciglia
ariste appena sfrangiate pei colli –
da questo lungo attimo
inghiottito da nevi, inghiottito dal vento,
da tutto questo che non fu
primavera non luglio non autunno
ma solo egro spiraglio
ma solo psiche,
da tutto questo che non è nulla
ed è tutto ciò ch’io sono:
tale la verità geme a se stessa,
si vuole pomo che gonfia ed infradicia.
Chiarore acido che tessi
i bruciori d’inferno
degli atomi e il conato
torbido d’alghe e vermi,
chiarore-uovo
che nel morente muco fai parole
e amori.

domenica 13 maggio 2018

aria di sale


DONNA CHE APRE RIVIERE di G. Caproni

Sei donna di marine,
donna che apre riviere.
L’aria delle mattine
bianche è la tua aria
di sale e sono vele
al vento, sono bandiere
spiegate a bordo l’ampie
vesti tue così chiare.

venerdì 27 aprile 2018

sguardi


DI SGUARDI

Navigando l’antico naufragare
su nuvolette di letti in affitto o
nel vuoto poemetto – di parole
gli echi spandono le remote icone

da fogli vecchi bruciati d’argento
legioni di morgane diramano
gli sguardi sempre persi negli specchi

già convessi gli occhi ardono
e nello sfoco cade l’adunco
cogliersi del sé da solo.

G. Nigretti da Derive deserte 1994/2001

lunedì 9 aprile 2018

mille pupe


LUNEDÌ

davanti al rotante congegno
con la pala per il vento
sul balcone del convegno
avvenne questo vero evento

come un bell’ingegno di poeti
lì ebbe inizio fra rose e uliveti
quando vennero due smorfiosette
con scolli fondi e nude pancette.

Ci raggiunsero dipoi in sette
già solerte e come fattorini
di confetteria sui fiorini
s’aggiravano con le alette

tallonando in aria librate
le urlanti amene donnette
rovesciate come borsette
fra le fratte profumate.

E non erano di certo mannaie
volate via dal beccaio accanto
ma a mille pupe sette api operaie
tutte ricolme di miele e d’incanto.

G. Nigretti da Derive eretiche 2009

domenica 25 marzo 2018

letture

POESIA

che da ogni soglia
già m’attornia
e la piaga slarga
e da carne spurga
animata scoria
che da ogni doglia
qui m’attornia
e memoria porta
che su carta accaglia
la parola morta.

G. Nigretti da Derive d'Orfeo 2013


IN DIFESA DEI POETI di Niels Hav

Cosa dobbiamo farcene dei poeti?
La vita è dura per loro
sembrano così penosi vestiti di nero,
pallidi per i tormenti interiori.
La Poesia è un'orribile malattia
un cammino infettato dai lamenti
le urla contaminano l’aria come
scorie nucleari della mente. È così nevrotica!

La Poesia è un tiranno
che non lascia dormire di notte e rovina i matrimoni
che sospinge in baite desolate nel bel mezzo dell’inverno
dove loro si rannicchiano, sofferenti, con cappelli
                          e sciarpe pesanti.
Che tortura!

La Poesia è una pestilenza
è peggio dello scolo, una terribile vergogna.
Essere considerati poeti è dura,
siate pazienti con loro!
Sono isterici come se stessero aspettando
                                        dei gemelli
digrignano i denti quando dormono, mangiano male
e erbe. Rimangono esposti per ore al vento ululante
tormentati da metafore sbalorditive.
Ogni giorno è sacro per loro.

Vi prego, abbiate pietà dei poeti
sono ciechi e sordi
aiutateli nel traffico quando barcollano
nella loro invisibile menomazione
che ricorda ogni sorta di miserie. Ogni
                           tanto uno di loro si ferma
per ascoltare una sirena lontana.
Mostrate considerazione per loro!

I poeti sono come bambini malati
seguiti da casa dall’intera famiglia.
Pregate per loro
sono nati infelici
le loro madri li hanno compatiti
hanno cercato l’aiuto di medici e avvocati,
infine hanno rinunciato
per paura di perdere la testa.
Compiangete i poeti!

Nulla può salvarli.
Contagiati dalla poesia, come lebbrosi isolati
sono rinchiusi nel proprio mondo fantastico
un macabro ghetto pieno di demoni
e fantasmi vendicativi.

Quando durante una limpida giornata estiva, col
                                      sole splendente
vedete un povero poeta
uscire di casa barcollante, esangue
come un cadavere e stravolto dalle meditazioni
avvicinatevi ed aiutatelo!

Allacciategli le scarpe, portatelo
al parco e aiutatelo a sedersi su una panchina
al sole. Cantategli qualcosa
comprategli un gelato e raccontategli una storia
perché è così triste.

La poesia lo ha completamente  rovinato.

Traduzione di Hanne Bech & Gaetano Longo





sabato 17 marzo 2018

spoglia

IN UNA SCIA

è tutta dal basso ignuda
e su quel mare è spoglia
come lavagna di mano 
questa corva sera 
di chiaro lontano

la segna un Gran Pavese
va navigando a tutte luci
accese – e da qui pare
un puro giglio di mare

e tutt’attorno sfrigola una scia 
d’aglio – e d’allegria tutti vanno
nell’ora che affolla le osterie 
e la maestrale malinconia.

G. Nigretti da Derive di aria 2012

domenica 25 febbraio 2018

questa traccia


IL POETA  di G. Ferraboschi

Con gli occhi ascolto, poi respiro;
sento la voce del Maestro che ammiro.

Quanto all'azione, la scrivo quieta
con la potenza del cuore analfabeta.

E gioco un poco, così mi diverto
in questa diversione del Deserto.

Ma infine amo questa traccia di me stesso,
questo avvenire passato proprio adesso.