lunedì 21 marzo 2016

amare derive

Premio Letterario Nazionale "Andrea Torresano"
Gilgamesh Edizioni 
AMARE DERIVE di Giuseppe Nigretti
Opera Terza Classificata - Sezione Poesia - Asola 2016 

Amare derive
Una poesia matura quella di Nigretti, nulla manca, ha tutti i tratti dei versi consapevoli: ogni dettaglio ha il suo posto, ogni dettaglio ha un perché. La poesia resta reale, tangibile: "che su questa distesa carta è il reale" come già il poeta stesso dice. Dentro questa reale percezione di quello che sta intorno, non mancano le sensazioni, spesso forti, del poeta. Il linguaggio è spesso evocativo, diventa mutevole, si preannuncia quasi come il verso fosse libero, eppure la classicità della tela disegnata dal poeta rimane; la struttura non tradisce se stessa, nei versi cade leggera, senza mai svanire. E' come se questa struttura, cercasse di radicare anche i sentimenti e dare loro una guida, perché chi c'è dentro la poesia non possa perdersi, non possa rimanere scollegato dalla realtà.
Anila Resuli
La giuria  Andrea Garbin (poeta), Anila Resuli (poeta), Carla Menaldo (giornalista e scrittrice), Carolina Giorgi (poeta, scrittrice e giornalista), Claudio Fraccari (critico letterario), Dario Bellini (editore), Marco Molinari (poeta), Marco Zucchini (editor), Valeria Raimondi (poeta).
 ANDANDO

Quel che ci resta dell’andare nostro
e del vociare assolato di confusioni
giocose, son solo le sgualcite carte
della lesta stagione: oggi già icone
di condivisioni, apparse sbiadite
dall’iperico spazio virtuale
già sepolto di cosparse occasioni.

Ora senza stazioni è il chiuso viaggiare: nella eco
d’una vocale – che su questa distesa carta è il reale –.

G. Nigretti da Derive di carta 2015


giovedì 17 marzo 2016

di marzo


CORSE DI MARZO

Curvo attendo
come fronda a discese ventose
d’afose sponde ponti t’innalzo

su corse di marzo in carne
con in mano vanga pesante
un destino abbiam scavato

d’ombre ricolmo s’allunga
a mimose e spini sull’essere
già di fondi giorni voragine

nel vento d’attese vertigini
geme gitano un sogno vano.

G. Nigretti da Derive d'amore 2001/04

mercoledì 9 marzo 2016

rosso lembo


CARE DONNE LONTANE 

ogni giorno è un perdersi
se a raggiungermi albergo
su fogli d’intorte parole
la notte sfoglia le ore

di pagane follie
in voi fan colme fantasie
come quelle che a incanto di dei
svelano per~versi pensieri

in carne a curve rime
ammaliando parole
delizie coniugate
dal giardino di grembo lontano

ed io di carta declino
sulle labbra della notte
di colore rosso lembo

le sillabe del mattino.

G. Nigretti da Derive deserte 1994/01

lunedì 22 febbraio 2016

camera ardente

NON REGALATE AI POETI ALTRE PAROLE di Andrea Bassani

Non regalate ai poeti altre parole,
non sanno che farsene.
I poeti non temono il dolore:
li trovi ancora là, nell'ora dell'addio,
in un limbo atemporale
dove non esiste la morte
e non esiste la vita.

Non regalate ai poeti il vostro cuore,
non vi ameranno:
loro vegliano, giorno e notte,
la salma assente del corpo amato
nella camera ardente
del vuoto d'amore.

Non cercate di salvare i poeti,
non vi seguiranno:
non usciranno per voi dall'inferno,
perché sognano di poterlo commuovere
e per questo riavere dalle fiamme
tutto quello che gli è stato negato

mercoledì 10 febbraio 2016

pensieri e ceri


FEBBRAIO AL CARMINE
 
gelido discende su fuliggini e santi
della muta navata nel divino buio
dei passi tardi croccia secco
lo scalpiccìo

nell’immenso vuoto d’ogni Dio
porto di pensieri e ceri creanza
di anni alla tua Donna
nera sembianza che inganna
speranze a ogni vuota stanza

d’amore – angeli trepidano
di luce sulla cera combusta
che di quiete odora nuda
uguale alla pelle sua
già di voce disfatta.

G. Nigretti da Derive d'inverno 2011/12

lunedì 1 febbraio 2016

sua luce

SABBIA di Luis Aguilera

Passa l'ultimo amore
verso un'età proibita.
Nessuno esce a riceverlo,
a rallegrarsene, a festeggiarlo.

Come la foglia staccatasi dall'albero
non interrompe la sua luce: narra
un'altra stagione o la proscrive.
Sedicente, matura nella lentezza
lo splendore che lo scopre.

Sopra la prima linea delle labbra
baci di sabbia che rimangono
per udire il mare quando si allontana.

sabato 23 gennaio 2016

è così

NOTTE STELLATA di Anne Sexton

Questo non mi impedisce di avere un terribile bisogno di - devo dire questa parola? - religione. Allora esco di notte a dipingere le stelle.
Vincent Van Gogh in una lettera al fratello

La città non esiste
se non dove un albero dai capelli
neri scivola via, come una donna
annegata nel cielo caldo. Tace,
la città. Bolle la notte, con dieci
e una stella. Oh notte stellata,
stellata notte! È così che voglio
morire.                                                          

Si muove. Sono tutti quanti vivi.
Quando la luna rompe le catene
arancioni che la legano e spruzza
bambini dai suoi occhi, come un dio,
il vecchio serpente, senza esser visto
divora le stelle. Oh stellata notte,
notte stellata! È così che voglio
morire:

in questa strisciante bestia notturna,
risucchiata tutta dentro nel grande
drago, separata
dalla mia vita senza una bandiera,
senza pancia
né grido.

mercoledì 13 gennaio 2016

il nodo



AMLETO, Shakespeare Atto III, scena I

Essere, o non essere…
questo è il nodo: se sia più nobil animo
sopportar le fiondate e le frecciate
d’una sorte oltraggiosa,
o armarsi contro un mare di sciagure,
e contrastandole finir con esse.
Morire… addormentarsi: nulla più.
E con un sonno dirsi di por fine
alle doglie del cuore e ai mille mali
che da natura eredita la carne.
Questa è la conclusione
che dovremmo augurarci a mani giunte.
Morir… dormire, e poi sognare, forse…
Già, ma qui si dismaga l’intelletto:
perché dentro quel sonno della morte
quali sogni ci possono venire,
quando ci fossimo scrollati via
da questo nostro fastidioso involucro?
Ecco il pensiero che deve arrestarci.
Ecco il dubbio che fa così longevo
il nostro vivere in tal miseria.
Se no, chi s’indurrebbe a sopportare
le frustate e i malanni della vita,
le angherie dei tiranni,
il borioso linguaggio dei superbi,
le pene dell’amore disprezzato,
le remore nell’applicar le leggi,
l’arroganza dei pubblici poteri,
gli oltraggi fatti dagli immeritevoli
al merito paziente,
quand’uno, di sua mano, d’un solo colpo
potrebbe firmar subito alla vita
la quietanza, sul filo d’un pugnale?
E chi vorrebbe trascinarsi dietro
questi fardelli, e gemere e sudare
sotto il peso d’un’esistenza grama,
se il timore di un “che” dopo la morte
- quella regione oscura, inesplorata,
dai cui confini non v’è viaggiatore
che ritorni - non intrigasse tanto
la volontà, da indurci a sopportare
quei mali che già abbiamo,
piuttosto che a volar, nell’aldilà,
incontro ad altri mali sconosciuti?
Ed è così che la nostra coscienza
ci fa vili; è così che si scolora
al pallido riflesso del pensiero
il nativo colore del coraggio,
ed alte imprese e di grande momento,
a cagione di questo, si disviano
e perdono anche il nome dell’azione.
(Vede Ofelia)

Ma zitto, adesso!… La leggiadra Ofelia!
Ninfa, nelle tue preci
rammemoràti siano i miei peccati.

OFELIA - Mio buon signore, come s’è sentito
vostro onore, durante questi giorni?

AMLETO - Oh, bene, bene, bene, umili grazie!

OFELIA - Signore, ho qui con me vostri ricordi
che da tempo volevo ritornarvi.
Vi prego, riprendeteli.

AMLETO - Non io.
Non v’ho dato mai niente.

...

venerdì 1 gennaio 2016

giorni pieni



DI CARTA

ora che tutto t’è stato detto
“novo intatto sentier segnami,
o Musa” tu che già mi hai
di carta aperto giorni pieni
di ombre senza più nome
lungo la finale via albale,
donami ora in verbo reale 

a bellezza di cielo con voce di mare:
il fulgore di salda terra d’amore.

G. Nigretti da Derive di carta 2015

sabato 26 dicembre 2015

muto orto


PIANTO ANTICO di G. Carducci

L'albero a cui tendevi
La pargoletta mano,
Il verde melograno
Da' bei vermigli fior

Nel muto orto solingo
Rinverdì tutto or ora,
E giugno lo ristora
Di luce e di calor.

Tu fior de la mia pianta
Percossa e inaridita,
Tu de l'inutil vita
Estremo unico fior,

Sei ne la terra fredda,
Sei ne la terra negra;
Né il sol piú ti rallegra
Né ti risveglia amor.

martedì 15 dicembre 2015

tacchi tuoi


LA NEBULA ATTORNO

S’aggirano pietosi nembi
a pallide volute indolenti
le ore nei sensi scolorano
come dal nulla quella rosa
sfiorita nel nulla t’involano

dalla finestra affranta d’amore
in un momento di solo vento
fra insonni colline d’argento
su vie curve di latteo incanto
un volto pallore molle appare

e nuda t’avveri nei nudi rilievi.

Lenta la notte ti sfuma la pelle
quando la nebula attorno fuma fanali
sbattono incerti i tacchi tuoi rosa lontano
il nero selciato freddo cocente delle stelle.

G. Nigretti da Derive eretiche 2009

lunedì 7 dicembre 2015

per un po'



PER-UN-PO’

Com’era tenue nell’attesa
 [già tediosa]
dove incurva, oggi acuta,
respira, allunga e sale
verso l’alcova dimora urbana
[a ore]
quella salita già discesa:

– Dove passano veloci vagoni
colmi d’ombre vanno e
vengono da chi per-un-po’
di quella quiete attende.

– Dove di nera pelle e torpori
[a ore] per-un-po’
incarnano voce le straniere
in molli carni crude d’amore

[una mi disse: “fare bene amore”]

ed io, per-un-po’, di ore
in voce verde e bagliori
lungo quella lunghissima discesa
[già per gl’inferi?] scendevo

e tu salivi rapida, sempre pallida
barbara con la dura cavalla nera
per-un-po’
morgana muta è risalita ancora.


G. Nigretti da Derive Urbane 2012/13

mercoledì 25 novembre 2015

di pelle

 BELLA CARNAP di Giose Rimanelli

Ora questa pare una storia d’altri tempi perché ovunque
io vada e comunque m’inquadri amici di amici mi squadrano
con occhi pensosi e dicono poi con un certo mistero
perplessi nei bruti ricci peli d’immodeste narici
che c’è sempre un Qualcuno nel giro (un sadico falbo
un medico astuto un atleta incompiuto una mesta fanciulla)
che chiede o riporta notizie di Bella la quale per nulla
o qualcosa come appunto si dice ha cambiato il suo nome
in quello del signore di Rimini, Sigismondo Malatesta.
E’ stata una festa o così pare: per questa è certamente
altre ed altre gravi ragioni lei non penso che più pensi
di rivedere la soglia di casa spingere aperti i cancelli
e pulire la ruggine nei cardini delle antiche inferriate
per ricominciare tutto da capo con modestia ed amore.
Bella Carnap era fatta di pelle di capra e di zoccoli d’oro.

martedì 17 novembre 2015

di credo

G. Nigretti - Parigi, Arco di Trionfo, La Resistenza

ERAVAMO LÌ

ma ero da solo – nel buio forte
t’ho presa per mano e fuori
di corsa ti portavo lontano:
da quell’umane forme nere,
dal terrore nel vicolo cieco,
dove la morte fonda l’amore
per ogni dio da uomo creato

senza candore – a oriente e su terre
d'occidente – porta di credo guerre.

13 novembre 2015

G. Nigretti da Derive di carta 2015