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mercoledì 2 agosto 2023

due donne

 1. QUELLE DUE

 

Ora che assiso o steso a quel palpito

di dita o di mano nel caldo vano

del poltrone lettino o dell’ozioso

gran divano – e senza neanche amarmi

ci son solo quelle due a palparmi:

su appuntamento e con equo compenso

per le manuali prestazioni occasionali 


esercitate da mane a sera in libertà

quelle che voi per compiacenza praticate.


2. FRA LE DUE


la bella che là mi fa in poco di ora

ed ha fatta liscia la folta chioma 

e tutta rose la mano derviscia

è la mora: – una geisha un po’ crudele

che deflora con olio e calde cere 

il percepito pelo al mio sguardo 

da tutto quel macello appesantito


ed ha voce soave da sembrare

in volo d’uccello un sospiro fluito.


3. LA SECONDA


non di meno con voce mi compiace

e nel vano è – con mano nirvana

procace uguale alla vestale indiana:

quando con le dita lo sfiora in cima

e tutto prima lo fa spumeggiare

e con calde essenze mi fa venire

perenne puntiglio a riprincipiare.


Il suo nome che dirvi non voglio 

era l'ebbrezza che oggi fa tristezza.


4. LE DUE


Della Dolle D. le altre mi hanno detto

di quand’ella sul web si lesse queste

ed uguale ad una antefissa restò

la nottula vanessa tutta scossa

da quanto ciò che ero fosse caduto

di sensi e lemmi nel fondo più basso 

delle due amanuensi puttane –.


Dolle dalle poesiole si fa sempre abbindolare:

le due donne? son solo un’estetista e una sciampista.


G. Nigretti, da Diario Di-aria

domenica 28 maggio 2023

caffè

NEL CALDO MATTINO

nuda di sole si risveglia ancora
nell’aria ferma di acidi e sudore
la terra straniera che mai divora
con erbe e fiori le nostre macerie:
stanche memorie per mute parole – 
che su derive la mano sommuove
nel caldo mattino senza più voce 

dove allegra fra le scorie si spande
la primavera con il verde sangue.


A VERTIGINE DI ORLO

Da carta leggera comparve in mente
nel giorno che si tinge a primavera
con il canto del fiore di mandorlo
l’ombra che dalla caverna mi urgeva – 
al campo dove bordeggia la sera
su voragine e a vertigine di orlo
era la voce che sgorga nel volo

della poeta mano sul bianco piano:
urna di carta per il naufrago giorno.


QUI

che il verde mare è ruvide terre 
e le alghe sono erbe del tutto ferme 
e il sole è un faro fra le brume: 
spesso senza un battito appare in aria
l’odore del lontano spumeggiare
dell’onda che il tardo passo insapora
lungo le nebbie della muta via 

dove le ombre sono di compagnia.
Così è questa carta fra le dita.