lunedì 27 febbraio 2012

GIGLI DI MARE


DI SCHEGGE


sulle case gelido

il bianco spegne

l’ultimo sogno di chi sogna


voci remote 

sulle andate sabbie raccolte

a bianchi gigli le giornate


naufraghe memorie gemmano

di schegge il gelo bianco 

sulle case ossa

dal freddo infrante.

giovedì 23 febbraio 2012

VERSO LA NOTTE

  ...

Dolente mente
orizzonti scorre
l'infinito sbatte
il cielo scrive
di grigio tramonta
la perniciosa notte
...

da "Verso la notte" di G. N.

sabato 18 febbraio 2012

MASCHERE


dalla raccolta delle tradizioni andriesi di Antonia Musaico Guglielmi




mercoledì 15 febbraio 2012

LACERE ICONE


LACERE ICONE

D’albe t’avrei straripato
carne di cocente deriva
in pelago sguardo vaga
d’attesa luna una vela
la notte naufraga bianca

verso larga voragine
pietosa carcassa viaggia
nel tempo solcato s’affossa
a dedali di lacere icone
opachi cristalli s’arrotano
infranti a indolenti maree

deserte parole indugiano
memorie ne l’angolo più buio
fluiscono di freddi relitti
dove l’ultimo sole s’affoga
d'infinito velerai respiri

G. N.

domenica 12 febbraio 2012

NEVE

FITTA DI NEVE


Fitta di neve si aggira la via
a sciame di perle m’addossa
una tristezza di orme fiocca

un murmure di anni mi attacca
di schiena – in una pozza di cielo
schizza d’inganni una catena

fitta di neve come la notte saetta
il suo viso – leggerissimo in giardino
freddo di gioia slitta un bambino.

G. Nigretti

giovedì 9 febbraio 2012

1974 - fugaci fotogrammi


fugaci fotogrammi di Nigretti in "La polizia chiede aiuto" regia di Massimo Dallamano, 1974

martedì 7 febbraio 2012

FEBRERO

 da Diario Di-aria, pagina 13

FEBRERO

Negras espinas ibéricas sigillano
el plomo de mi respiro tagliato
ancora nelle afanoso esperadas
d’un lento helado desolado vuoto

tra lunghi steli por siempre cortados
pétalos de rojo velluto sgorgano veloci
l’ultima tu decidida vértigo colmano

fra joven sonrisas di verde infinito
volteggia distante la mirada brillante
perdido recuerdo dorado d’un moresco
lejano puerto a ovest de i tuoi labirinti

olivastre punte de melancólicas hojas
come opache lame desvelan de blanco
la esencia perfumada de un amor que…

Giuseppe Nigretti

venerdì 3 febbraio 2012

LA POESIA DEL SILENZIO di Wislawa Szymborska

La gioia di scrivere

Dove corre questa cerva scritta in un bosco scritto?
Ad abbeverarsi ad un'acqua scritta
che riflette il suo musetto come carta carbone?
Perché alza la testa, sente forse qualcosa?
Poggiata su esili zampe prese in prestito dalla verità,
da sotto le mie dita rizza le orecchie.
Silenzio - anche questa parola fruscia sulla carta
e scosta
i rami generati dalla parola "bosco".

Sopra il foglio bianco si preparano al balzo
lettere che possono mettersi male,
un assedio di frasi
che non lasceranno scampo.

In una goccia d'inchiostro c'è una buona scorta
di cacciatori con l'occhio al mirino,
pronti a correr giù per la ripida penna,
a circondare la cerva, a puntare.

Dimenticano che la vita non è qui.
Altre leggi, nero su bianco, vigono qui.
Un batter d'occhio durerà quanto dico io,
si lascerà dividere in piccole eternità
piene di pallottole fermate in volo.
Non una cosa avverrà qui se non voglio.
Senza il mio assenso non cadrà foglia,
né si piegherà stelo sotto il punto del piccolo zoccolo.

C'è dunque un mondo
di cui reggo le sorti indipendenti?
Un tempo che lego con catene di segni?
Un esistere a mio comando incessante?

La gioia di scrivere
Il potere di perpetuare.
La vendetta d'una mano mortale.

(ANSA) - ROMA, 2 FEB - E' morta ieri sera a Cracovia, all'eta' di 88 anni, la poetessa e filologa polacca Wislawa Szymborska, premio Nobel per la letteratura nel 1996 ''per la capacita' poetica che con ironica precisione permette al contesto storico e ambientale di venire alla luce in frammenti di umana realta'''. Era nata nel 1923 a Kornik, cittadina vicino a Poznan. Con Czeslaw Milosz, anche lui premio Nobel, e Zbigniew Herbert, Szymborska faceva parte della triade dei grandi poeti contemporanei polacchi.
Wisława Szymborska è una delle più grandi poetesse dei nostri tempi. Nonostante il nobel per la letteratura conferitole nel 1996 non è molto nota al pubblico italiano.


Di fronte alla morte di un poeta non si sa mai cosa scrivere. Il vuoto lasciato da una vita che si spegne, la vita stessa e la poesia non si lasciano spiegare, semmai sentire, ed è un’opportunità tutta da cogliere.
L’eredità culturale e spirituale di Wislawa Szymborska, morta il 1 febbraio ad 88 anni (l’annuncio è stato dato online dall’Istituto Polacco di Roma) forse è proprio questa: raccontare il paradosso che è in tutte le cose, nelle sfumature del quotidiano, nelle pieghe del vivere di ciascuno, attraverso i versi, la musicalità di una poesia semplice, lineare, che parte del quotidiano ma ha il sapore dell’eternità.
Ironica, curiosa, tagliente, crudele e tenera al contempo, la Szymborska è stata poetessa e filologa, prolifica traduttrice nata nella cultura del realismo socialista, una vita spesa per la letteratura.
La poesia nasce dal silenzio”, è una frase che le attribuiscono in molti; e infatti fu proprio una certa riservatezza, un carattere schivo e timido, riluttante alle celebrazioni e agli incontri in pubblico, a caratterizzarla. Difficilmente rilasciava interviste, neanche dopo l’assegnazione del Premio Nobel per la poesia nel 1996, o partecipava a reading delle sue composizioni: piuttosto preferiva girare per le scuole della sua Polonia, incontrare studenti e ragazzi, per parlare del valore della poesia, in questo tempo che pare averla dimenticata.
da Aida Antonelli - 3 febbraio 2012 in Cultura - http://www.dirittodicritica.com/

Le tre parole più strane
 
Quando pronuncio la parola Futuro,
la prima sillaba già va nel passato.

Quando pronuncio la parola Silenzio,
lo distruggo.

Quando pronuncio la parola Niente,
creo qualche cosa che non entra in alcun nulla.



Addio a una vista

Non ce l'ho con la primavera
perché è tornata.
Non la incolpo
perché adempie come ogni anno
ai suoi doveri.
Capisco che la mia tristezza
non fermerà il verde.
Il filo d’erba, se oscilla,
è solo al vento.
Non mi fa soffrire
che gli isolotti di ontani sulle acque
abbiano di nuovo con che stormire.
Prendo atto
che la riva di un certo lago
è rimasta - come se tu vivessi ancora bella
come era.
Non ho rancore
contro la vista per la vista
sulla baia abbacinata dal sole.
Riesco perfino ad immaginare
che degli altri, non noi
siedano in questo momento
sul tronco rovesciato d’una betulla.
Rispetto il loro diritto
a sussurrare, ridere
e tacere felici.
Suppongo perfino
che li unisca l'amore
e che lui stringa lei
con il suo braccio vivo.
Qualche giovane ala
fruscia nei giuncheti.
Auguro loro sinceramente
di sentirla.
Non esigo alcun cambiamento
dalle onde vicine alla riva,
ora leste, ora pigre
e non a me obbedienti.
Non pretendo nulla
dalle acque fonde accanto al bosco,
ora color smeraldo,
ora color zaffiro
ora nere.
Una cosa non accetto.
Il mio ritorno là.
Il privilegio della presenza ci
rinuncio.
Ti sono sopravvissuta solo
e soltanto quanto basta
per pensare da lontano.